Hamas: la foglia di fico di israele (e della stampa).

La propaganda sionista ha cercato dalla prima ora di derubricare il 7 ottobre ad una guerra contro Hamas. E’ diventata la frase con la quale aprono praticamente tutte le testate. Se partecipi ad un dibattito o se parli con qualcuno che si documenta con le veline che la propaganda sionista passa ai telegiornali aspettati la domanda delle domande. “Ma allora non condanni Hamas,,,, non hai ancora espresso un parere su Hamas,,, ma allora non condanni gli attacchi ai civili…” Nei talk show occidentali, siano questi in America, Inghilterra o in Italia il giornalista che intervista l’interlocutore pro Palestina di turno non molla la presa.


Nello stesso momento in cui migliaia di palestinesi stanno precipitando al suolo insieme alle macerie del loro palazzo bombardato dalle bombe che l’america regala ad israele, migliaia di bambini soffocano sotto le macerie delle loro abitazioni bombardate con le stesse bombe, gli ospedali vengono essi stessi bombardati, alla popolazione vengono deliberatamente fatti mancare generi di prima necessità come acqua, farina ed energia, costituendo questo un adamantino crimine contro l’umanità, lui vuole sapere come definiresti l’attacco del 7 ottobre 2023.

Non avrei alcuna difficoltà a rispondere. Appoggio incondizionatamente la resistenza del popolo Palestinese contro il disegno sionista della sostituzione etnica e della eliminazione dalla Palestina del suo popolo. Il giornalista, che ha alle spalle uno schermo dove scorrono le immagini dei palazzi bombardati, dei bambini morti soffocati sotto le macerie, di dottori che vengono messi contro un muro con le mani in alto ed un fucile puntato contro, delle fosse comuni, quel giornalista ha il fegato di chiedere: allora è d’accordo con l’aggressione ai civili? A questo punto farei io una domanda al giornalista: ha mai invitato qualche esponente politico israeliano? La risposta è sicuramente si. Allora gli chiederei: ha mai chiesto ai politici israeliani che ha invitato come considerano gli attacchi da parte dei cecchini dell’esercito israeliano che ammazza e mutila civili palestinesi che manifestano pacificamente in prossimità delle sbarre della loro prigione a Gaza (la rete che impedisce ai Gazawi ogni spostamento). Ogni venerdì dal 2018 al 2019 civili Gazawi manifestavano pacificamente chiedendo il diritto di tornare nelle case delle loro madri e delle loro nonne, da cui furono espulsi nel 1948, quando le milizie sioniste rimossero con la forza 750.000 palestinesi dai loro villaggi per aprire la strada alla creazione di israele. Qui potete leggere il rapporto dei morti e feriti durante le manifestazioni (leggi) elaborato non da fonti palestinesi ma da un ente dell’ONU. Ed è superfluo continuare con la lunga lista delle nefandezze che israele compie sui civili palestinesi; uccisioni a sangue freddo, abbattimento di case, violenze quotidiane da parte sia dell’esercito che dalla forza paramilitare dei coloni recentemente armata dal governo, incessante occupazione di terre (qui ), profanazione di cimiteri per cancellare la memoria di un popolo, profanazione dei luoghi di culto accompagnati a percosse ed arresti, sequestro di civili imprigionati e torturati senza una formale accusa ed un regolare processo ( qui ), israele è l’unico paese al mondo che arresta i bambini (qui ), furto dell’acqua dal territorio palestinese per servire colonie illegali (qui).

Ora con la ripresa dei bombardamenti a Gaza i giornalisti sionisti (quindi quasi tutti i giornalisti della RAI) stanno dando il peggio di se. Oggi ascoltavo un servizio da un GR della RAI ed era paradossale sentire parlare la giornalista. Stanno bombardando quel che rimane di Gaza a sud, dove israele aveva fatto spostare (deportare) la popolazione. La giornalista riferisce che gli israeliani stanno cercando di “accerchiare” Khan Yunis. come se dall’altra parte ci fosse un esercito che combatte anziché una popolazione inerme, massacrata e mandata via non una volta, ma più volte dalla sua stessa terra. Si parla di un esercito super tecnologico con aerei che buttano bombe, carri armati che schiacciano tutto, navi che bombardano dal mare ma tutto questo scompare dal servizio : “Gli israeliano vogliono accerchiare Khan Yunis”. Usano parafrasi per non usare la parola “genocidio”. Usano parafrasi per non usare la parola “pulizia etnica”. Usano parafrasi per non usare “crimini contro l’umanità”.

Cari giornalisti, Hamas è la foglia di fico che israele usa per occupare terre non sue ammazzando indiscriminatamente uomini, donne, bambini e resistenti. Ed è anche la vostra foglia di fico. La perla delle perle che ci è toccato sentire è che israele sta aiutando i palestinesi a liberarsi di Hamas. Grazie ma i palestinesi ne fanno volentieri a meno del vostro aiuto. Se proprio volete aiutare i palestinesi, cessate il fuoco, cessate l’occupazione delle terre, ridategli l’acqua che gli avete rubato, se devono essere governati dalle vostre leggi lasciate che possano scegliere i governanti che quelle leggi votano. In una parola cessate l’Apartheid.

Hamas non morirà, perchè morto Hamas se ne farà un altro. Magari con un nome diverso, magari senza la componente integralista religiosa. Ma i palestinesi continueranno a resistere. Resistere contro chi gli ruba la terra e gli impedisce di respirare.

I palestinesi hanno dimostrato negli anni di poter mettere sotto scacco israele ed hanno ampiamente dimostrato di sopportare indicibili sofferenze. Queste sono due armi più potenti delle armi che l’America e l’Europa forniscono ad israele.

g.l.

Versione integrale della lettera di dimissioni di Craig Mokheber, direttore dell’ufficio di New York dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, all’Alto Commissario a Ginevra: Volker Turk.

Traduzione a cura dell’Associazione Amicizia Sardegna Palestina

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Egregio Volker Turk, Alto Commissario per i Diritti Umani,Palazzo Wilson, Ginevra,
questa sarà la mia ultima comunicazione ufficiale a Lei come direttore dell’ufficio di New York dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani.
Scrivo in un momento di grande angoscia per il mondo, compresi i nostri colleghi. Ancora una volta, assistiamo a un genocidio che si svolge davanti ai nostri occhi, e l’Organizzazione in cui operiamo sembra impotente per fermarlo. In qualità di studioso dei diritti umani in Palestina dal 1980, ho vissuto a Gaza come consulente per i diritti umani delle Nazioni Unite negli anni ‘90, e ho svolto diverse missioni nel Paese prima e dopo, questo è profondamente personale.
Ho anche lavorato in queste sale per i genocidi dei tutsi, musulmani bosniaci, yazidi e rohingya.
In ogni caso, in cui la polvere si è posata sugli orrori che erano stati perpetrati contro popolazioni civili indifese, è diventato dolorosamente chiaro che avevamo fallito nel nostro dovere di soddisfare gli imperativi della prevenzione delle atrocità di massa, di protezione dei vulnerabili e la perseguibilità dei responsabili. E così è stato con ondate successive di omicidi e persecuzioni contro i palestinesi per tutta la vita delle Nazioni Unite.
Alto Commissario, stiamo fallendo di nuovo.
Come avvocato dei diritti umani con più di tre decadi di esperienza nel campo, so bene che il concetto di genocidio è stato spesso soggetto all’abuso politico. Ma l’attuale e totale massacro del popolo palestinese, radicato in un’ideologia coloniale etno-nazionalista di insediamento, in seguito a decenni di sistematica persecuzione ed epurazione, basato interamente sul loro status di arabi, insieme a dichiarazioni di intenti esplicite dagli esponenti del governo israeliano e militari, non lascia spazio al dubbio e al dibattito. A Gaza, abitazioni civili, scuole, chiese, moschee e istituzioni mediche vengono attaccate arbitrariamente e nel contempo migliaia di civili vengono massacrati. Nella Cisgiordania, compresa Gerusalemme occupata, le case sono confiscate e riassegnate su basi interamente razziali, e i violenti pogrom dei coloni sono scortati da unità militari israeliane. Su tutto il territorio, vige l’Apartheid.
Questo è un caso di genocidio da manuale. Il progetto coloniale europeo, etno-nazionalista di insediamento è entrato nella sua fase finale, verso la rapida distruzione degli ultimi resti della vita indigena in Palestina. Inoltre, i governi degli Stati Uniti, del Regno Unito, e di gran parte dell’Europa, sono totalmente complici dell’orribile aggressione. Non solo questi governi si rifiutano di rispettare gli obblighi del trattato “per assicurare il rispetto” della Convenzione di Ginevra, ma in realtà stanno armando attivamente l’aggressione, fornendo supporto economico e di intelligence così come copertura politica e diplomatica per le atrocità commesse da Israele.

Di concerto con questo, i media aziendali occidentali, sempre più imprigionati e vicini allo stato, sono in aperta violazione dell’articolo 20 del ICCPR (Convenzione internazionale sui diritti civili e politici) disumanizzando continuamente i palestinesi per favorire il genocidio, trasmettendo propaganda in favore della guerra e sostegno all’odio nazionale, razziale o religioso che costituiscono incitamento alla discriminazione, ostilità e violenza. Società di social media con sede negli Stati Uniti sopprimono le voci dei difensori dei diritti umani e nel contempo amplificano la propaganda pro-Israele. I troll online della lobby israeliana e GONGO (organizzazioni non governative organizzate dal governo) stanno molestando e diffamando i difensori dei diritti umani e le università e gli imprenditori occidentali collaborano con loro per punire coloro che osano denunciare le atrocità. In seguito al genocidio, ci deve essere un’attribuzione di responsabilità anche per questi attori, proprio come ci fu per la radio Milles Collines in Rwanda.
In circostanze simili, le richieste alla nostra organizzazione per un’azione di principio ed efficace sono oggi più pressanti che mai. Ma non siamo riusciti a soddisfare la sfida. Il potere di protezione del Consiglio di Sicurezza è stato nuovamente bloccato dall’intransigenza degli Stati Uniti, il SG è sotto attacco per le proteste più miti e i nostri meccanismi dei diritti umani sono sotto un attacco costante e calunnioso da parte di una impunita rete online organizzata.

Decenni di distrazione dalle promesse illusorie e in gran parte false di Oslo hanno distolto l’Organizzazione dal suo compito principale di difendere la legge internazionale, i diritti umani internazionali e la stessa Carta. Il mantra della “soluzione a due stati” è diventato una battuta frequente nei corridoi delle Nazioni Unite, sia per la sua di fatto assoluta impossibilità, sia per la sua totale incapacità di tenere conto degli inalienabili diritti umani del popolo palestinese. Il cosiddetto “Quartetto” (del Medioriente ovvero: Nazioni Unite, Europa, Russia, Stati Uniti, ndt) è diventato niente di più che una foglia di fico per inazione e per sottomissione a uno status quo brutale. Il (copione USA) rispetto verso “gli accordi tra le stesse parti” (in luogo del diritto internazionale) è sempre stato un chiaro gioco di prestigio, designato a rinforzare il potere di Israele sui diritti dei palestinesi occupati ed espropriati.
Alto Commissario, sono entrato in questa Organizzazione negli anni ’80, perché ho trovato in essa un’istituzione basata sui principi e sulla norma che stava esattamente dalla parte dei diritti umani, anche nei casi in cui i potenti Stati Uniti, Regno Unito ed Europa non erano dalla nostra parte. Mentre il mio governo, le sue istituzioni, e gran parte dei media statunitensi stavano ancora sostenendo o giustificando l’apartheid sudafricana, l’oppressione israeliana e gli squadroni della morte centroamericani, le Nazioni Unite difendevano i popoli oppressi di quelle terre. Avevamo il diritto internazionale dalla nostra parte. Avevamo i diritti umani al nostro fianco. Avevamo principi dal nostro lato. La nostra autorità era radicata nella nostra integrità. Ma non più.
Negli ultimi decenni, componenti chiave delle Nazioni Unite si sono arrese al potere degli Stati Uniti, e alla paura della lobby di Israele, abbandonando i principi, e ritirandosi dallo stesso diritto internazionale. Abbiamo perso molto in questa rinuncia, non da ultimo la nostra credibilità globale. Ma il popolo palestinese ha subito le più grandi perdite, come risultato dei nostri fallimenti. E’ una sorprendente ironia storica che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sia stata adottata nello stesso anno in cui la Nakba fu perpetrata contro il popolo palestinese. Commemorando il 75 esimo Anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, faremmo bene ad abbandonare il vecchio cliché che la Dichiarazione universale dei diritti umani nasce dalle atrocità che la precedettero e dovremmo ammettere che nacque contemporaneamente a uno dei più grandi genocidi del 20esimo secolo, quello della distruzione della Palestina. In un certo senso, gli autori promettevano diritti umani a tutti, tranne al popolo palestinese. E ricordiamoci anche che l’ONU stessa porta il peccato originale per aver aiutato a facilitare l’espropriazione al popolo palestinese ratificando il progetto coloniale dei coloni europei che confiscava la terra palestinese e la consegnava ai coloni. Abbiamo molto da espiare.
Ma il cammino verso l’espiazione è chiaro. Abbiamo molto da imparare dalla posizione di principio presa nelle città del mondo negli ultimi giorni, masse di persone si oppongono al genocidio anche a rischio di pestaggi e arresti. Le voci di palestinesi e loro alleati, difensori dei diritti umani di ogni genere, organizzazioni cristiane, musulmane ed ebrei progressisti che dicono “non in nostro nome” stanno tutti indicando la strada. Tutto ciò che dobbiamo fare è seguirli.

Ieri, a pochi isolati da qui, la stazione centrale di New York è stata letteralmente occupata da migliaia di ebrei, difensori dei diritti umani, che, solidali col popolo palestinese, chiedevano la fine della tirannia israeliana (molti rischiando l’arresto). Nel farlo, hanno vanificato in un istante uno dei punti cardine dell’hasbara, la propaganda israeliana, (un vecchio adagio antisemita) che Israele rappresenti in qualche modo tutto il popolo ebraico. Non è così. E dunque Israele è il solo responsabile dei suoi crimini. Sul punto vale la pena ricordare, nonostante le calunnie della lobby israeliana dicano il contrario, che la critica alle violazioni dei diritti umani di Israele, non è antisemitismo, non lo è tanto quanto la critica all’Arabia Saudita non è islamofobia, la critica alle violazioni in Myanmar non è anti buddista o la critica alle violazioni dell’India non è anti indù. Quando cercano di zittirci con le diffamazioni, dovremmo alzare la voce, non abbassarla. Confido che lei ne converrà Alto Commissario, che in questo consiste dire la verità ai poteri forti.
Tuttavia trovo speranza in quelle compagini delle Nazioni Unite che si sono rifiutate di compromettere i principi dei diritti umani dell’Organizzazione, nonostante un’enorme pressione a farlo. I nostri relatori speciali indipendenti, le nostre commissioni d’inchiesta, e gli esperti dei comitati sui trattati, congiuntamente con la gran parte del nostro Staff, hanno continuato a difendere i diritti umani dei Palestinesi, anche se altre componenti delle Nazioni Unite (perfino ai livelli più alti) hanno vergognosamente chinato il capo al potere. Come custode delle norme e degli standard dei diritti umani, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha un dovere particolare nella difesa di quegli standard. Il nostro lavoro, io credo, è quello di far sentire la nostra voce, dal Segretario Generale all’ultimo assunto e orizzontalmente su tutto l’ampio apparato delle Nazioni Unite, sottolineando che i diritti umani dei Palestinesi non vanno messi in discussione, negoziazione, o compromesso in nessun caso all’ombra della bandiera blu.
Detto ciò quale dovrebbe essere la posizione derivante dalle norme delle Nazioni Unite? Cosa faremmo se fossimo fedeli ai nostri ammonimenti retorici sui diritti umani e l’uguaglianza per tutti, la responsabilità per i colpevoli, il risarcimento per le vittime, la protezione dei vulnerabili e l’emancipazione per i titolari dei diritti, il tutto secondo uno stato di diritto? Ritengo che la risposta sia semplice, se avessimo la chiarezza di vedere al di là delle coperture propagandistiche che distorcono la visione di giustizia sulla quale abbiamo giurato, il coraggio di lasciar andare la paura e la compiacenza per gli stati potenti, e la volontà di sollevare veramente il vessillo dei diritti umani e della pace. A onor del vero, si tratta di un progetto a lungo termine e di una salita ripida. Ma dobbiamo cominciare adesso o arrenderci a questo indicibile orrore. Ritengo ci siano 10 punti essenziali:

1) Azione legittima: Primo, noi delle Nazioni Unite dovremmo abbandonare il fallito (e grandemente ipocrita) paradigma di Oslo, la sua illusoria soluzione a due stati, il suo impotente e complice Quartetto, e l’assoggettamento della legge internazionale a una presunta opportunità politica. La nostra posizione deve essere basata senza indugi sui diritti umani e sulla legge internazionale.

2)Chiarezza di Visione: Dobbiamo smetterla con la pretesa che si tratti semplicemente di un conflitto tra due parti in guerra per la terra o la religione e ammettere la realtà della situazione in cui uno stato sproporzionatamente potente sta colonizzando, perseguitando ed espropriando una popolazione indigena sulla base della sua etnia.

3)Uno stato basato sui diritti umani: Dobbiamo supportare la creazione di uno stato unico, democratico e laico su tutta la Palestina storica, con eguali diritti per cristiani, musulmani ed ebrei e di conseguenza lo smantellamento del progetto coloniale e profondamente razzista e la fine dell’apartheid su tutta l’area.

4)Combattere l’apartheid: dobbiamo reindirizzare tutti gli sforzi e le risorse delle Nazioni Unite nella lotta all’apartheid, così come abbiamo fatto in Sud Africa negli anni ’70, ’80 e primi ’90.

5)Ritorno e compensazione: dobbiamo riaffermare e insistere sul diritto al ritorno e al pieno risarcimento per tutti i palestinesi e le loro famiglie che al momento vivono nei territori occupati, in Libano, Giordania, Siria e nella diaspora in tutto il mondo.

6)Verità e Giustizia: dobbiamo richiedere un processo di giustizia di transizione che faccia pieno uso di decenni di indagini, inchieste e rapporti delle Nazioni Unite accumulati, per documentare la verità e garantire la responsabilità per tutti i colpevoli, giustizia per tutte le vittime e soluzioni per le ingiustizie documentate.

7)Protezione: Dobbiamo premere per lo schieramento di una forza di protezione dotata di risorse adeguate e con un mandato preciso delle Nazioni Unite per proteggere i civili dal fiume al mare.

8)Disarmo: dobbiamo esortare alla rimozione e distruzione delle massicce scorte israeliane di armi nucleari, chimiche e biologiche, per timore che il conflitto porti alla distruzione totale della regione e, verosimilmente, oltre.

9)Mediazione: Dobbiamo riconoscere che gli Stati Uniti e gli altri poteri occidentali di fatto non rappresentano un mediatore credibile, ma sono da considerarsi delle parti nel conflitto, complici di Israele nella violazione dei diritti dei palestinesi pertanto dobbiamo interloquire con essi in quanto tali.

10)Solidarietà: dobbiamo aprire le porte (e le porte del Segretario Generale) alle legioni dei difensori dei diritti umani palestinesi, israeliani, ebrei, musulmani e cristiani, solidali con il popolo palestinese e interrompere l’accesso incondizionato dei lobbisti israeliani verso gli uffici dei leader delle Nazioni Unite, dove sostengono la guerra, la persecuzione, l’apartheid e l’impunità continua, e diffamano i nostri difensori dei diritti umani per il loro lavoro di difesa del principio di diritti dei palestinesi.

Ci vorranno anni per raggiungere tutto questo e i poteri occidentali ci contrasteranno ad ogni piè sospinto, perciò dobbiamo essere tenaci. Nell’immediatezza dobbiamo lavorare per un tempestivo cessate il fuoco e per la fine del lungo assedio su Gaza e della pulizia etnica a Gaza, Gerusalemme e Cisgiordania (e altrove), documentare l’attacco genocida a Gaza, contribuire a far arrivare ingenti aiuti umanitari e ricostruzione per i palestinesi, prenderci cura dei colleghi traumatizzati e delle loro famiglie, e combattere strenuamente per un approccio basato sui principi in tutti gli uffici politici delle Nazioni Unite.
Il fallimento delle Nazioni Unite in Palestina non è un motivo per indietreggiare. Piuttosto dovrebbe infonderci il coraggio di abbandonare i paradigmi falliti del passato e intraprendere un percorso ispirato dai buoni principi. Lasciate che come Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, con coraggio e fierezza ci uniamo al movimento anti-apartheid che sta crescendo in tutto il mondo, aggiungendo il nostro logo alla bandiera dell’uguaglianza e dei diritti umani per il popolo palestinese. Il mondo sta osservando. Saremo tutti responsabili per posizione che assumiamo in questo momento della storia. Mettiamoci dalla parte della giustizia.
La ringrazio, Alto Commissario Volker, per ascoltare l’ultimo appello del mio incarico. Lascerò l’Ufficio tra qualche giorno e per l’ultima volta, dopo oltre tre decenni di servizio. Ma la prego di non esitare a contattarmi nel caso io possa essere utile nel futuro.
Cordialmente,
Craig Mokhiber

Catastrofe a Gaza: la morale e la politica.

Un politico italiano insignificante (Toti ex ministro con Berlusconi e presidente reg Liguria) l’altro giorno da Floris rispondeva provocatoriamente a chi parlava di catastrofe umanitaria a Gaza dicendo che il problema è politico e non bisogna guardarlo da un punto di vista della morale facendo il conto dei morti. Lui naturalmente intendeva il fallimento politico dell’attentato di Hamas.

Bene allora lasciamo perdere il lacerante conteggio dei morti da una parte e dall’altra e analizziamo l’episodio da un punto di vista politico :

1) Israele sa che non può radere al suolo Gaza, non perché non voglia o non può militarmente ma perché dosa ogni sua decisione al grammo fino a quanto può prendere per il culo gli occidentali e sa che questo è per adesso ancora impopolare, quindi è in difficoltà. In tutte le riunioni di gabinetto di governo degli anni passati che hanno dovuto desecretare c’è sempre molta attenzione a come prendere in giro noi occidentali (come spiegato molto bene nell’ultimo libro di Ilan Pappe’) spingendosi sempre , nell’attacco ai palestinesi, fino al punto di permettere all’Occidente di digerire le loro azioni, sono molto bravi in questo. Ma Hamas li ha costretti a mettersi un poco più a nudo e questo è un gioco che a loro non piace.

2)la Palestina sta scomparendo dalle mappe nel silenzio del mondo perché Israele riesce a silenziare il genocidio e la pulizia etnica attraverso la propaganda quotidiana della stampa (in quasi tutti i giornali c’è qualche sionista che indirizza titoli e depotenzia le nefandezze che i palestinesi subiscono magari facendo non pubblicare o pubblicando un articolo a babbo morto o senza dargli il giusto risalto). Ora da una settimana i titoli delle prime e seconde e terze pagine sono costretti a parlare dei palestinesi e questo non è quello che i sionisti vogliono perché comunque vada, l’attenzione sui social è altissima ed anche chi normalmente è distaccato impara qualcosa in più sulle ingiustizie che i palestinesi sopportano (nonostante il grande dispiegamento di tante “Oriana Fallaci” in tutti i dibattiti).

3) mai come in questi giorni in tutte le città del mondo si è vista tanta solidarietà per il popolo Palestinese e questo è qualcosa con cui “il capitale” che sceglie i politici deve fare i conti.

Insomma a ben guardare se vogliamo essere cinici come Toti e non interessarci ai morti mi sembra che un risultato politico ci sia e sia in favore dei palestinesi.

L’alternativa per loro è morire sopravvivendo.

G.L.

Il ricordo sbiadito

Come sempre gli ultimi giorni di gennaio assistiamo ad una grande quantità di manifestazioni che vogliono ricordare la Shoa’. Dovrei essere contento. Dovrei trovare conforto dal fatto che tante persone vogliono ricordare una delle pagine più tristi del genere umano. Eppure no, non solo non trovo conforto ma anzi provo un certo disagio, anzi un vero e proprio fastidio. Ho cercato di interrogarmi, ed ho provato a mettere in fila alcune considerazioni che potessero spiegare questo mio stato d’animo. Una delle prime cose che credo mi abbiano indisposto è il percepire che il coinvolgimento di molte delle persone che ricordavano era un coinvolgimento, nel migliore dei casi formale (e più avanti mi spiegherò). Badate bene la stragrande maggioranza delle iniziative condotte nelle scuole da bravissimi insegnanti non si discute ed è anzi da ammirare. Non è a queste che mi riferisco. Mi riferisco soprattutto a quelle istituzionali.

Ma perché ricordare? Ricordare perché queste cose non abbiano più a ripetersi. Ma che cosa non deve più ripetersi? Non deve più ripetersi la bestializzazione del genere umano per dirla con Primo Levi. La bestializzazione incomincia con la sua deumanizzazione, quindi il ricordo serve a riconoscere se e dove si stanno perpetrando forme di deumanizzazione che spianano la strada alla bestializzazione.  “Distruggere l’uomo è difficile, quasi quanto crearlo: non è stato agevole, non è stato breve, ma ci siete riusciti, tedeschi. Eccoci docili sotto i vostri sguardi: da parte nostra nulla più avete a temere: non atti di rivolta, non parole di sfida, neppure uno sguardo giudice. L’ultima traccia di civiltà era sparita intorno a noi e dentro di noi. L’opera di bestializzazione…era stata portata a compimento…” ( “Se questo è un uomo”. Primo levi).

La storia purtroppo si ripete ma quasi mai ha gli stessi nomi e cognomi. Questa è la difficoltà, sapere riconoscere i suoi nomi e cognomi. Il popolo ebraico, i rom, gli omossessuali, le persone con disabilità hanno patito la raffinata tecnica nazista della deumanizzazione. Ma ora chi sono gli esseri umani che corrono più di altri il rischio di essere “bestializzati”? Gli ebrei? Sono loro che nel mondo attuale corrono quel rischio? Vediamo.

Come molti ebrei ci insegnano l’appartenenza all’ebraismo è aderire ad una religione. E’ una scelta di fede. Non appartieni ad uno stato. Oggi gli ebrei nel mondo sono 13 milioni circa. Una parte di questi ebrei occupa un’area del pianeta infliggendo atroci sofferenze alla popolazione che quell’area già l’occupava. In quell’area, la Palestina storica, esiste un paese, Israele, che attua nei confronti della popolazione locale politiche discriminatore e deumanizzanti. La stragrande maggioranza dei palestinesi è governata da leggi che non sono scelte da loro ed è per questo che due grosse organizzazioni internazionali HRW ( qui rapporto HRW ) ed Amnesty International ( qui sintesi del rapporto in italiano ), dopo dettagliato e minuzioso studio fornito di numerosissime argomentazioni molto ben documentate hanno dichiarato il regime di Israele un regime di Apartheid ( qui rapporto completo in inglese ) . Nonostante questo è di pochi giorni fa la notizia che in seguito ad una interrogazione sionista al parlamento europeo questo ha stabilito che, in questa istituzione, non si possa usare il termine apartheid perché secondo i criteri della assemblea plenaria dell’IHRA è un termine che sottace l’antisemitismo (qui). Ma che cosa è l’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance). E’ una organizzazione formata da 35 paesi. Ogni membro di ciascun paese è un fidato sionista. Prendiamo il nostro rappresentante Luigi Maccotta (ora ambasciatore a Città del Messico ad inizio carriera lavorava all’ambasciata di Tel Aviv). Fa parte di una rivista ebraica online, “Riflessi Menorha” (qui) che seppure critica con le rovinose iniziative di Netanyhau , ha però tra i suoi scopi principali quella di sostenere Israele. Cioè non sostiene solo gli ebrei sostiene uno stato. Nella definizione dell’IHRA di antisemitismo si sostiene che criticare Israele è antisemita. Come potrebbero questi 35 fidati membri che devono curare gli interessi di israele, dire qualcosa di diverso. Se 35 membri sionisti che sostengono Israele si incontrano per aiutarlo il minimo che possono fare e cercare di usare l’antisemitismo per associare gli ebrei agli israeliani in modo che si possa impedire di parlare male degli israeliani sennò puoi essere tacciato di antisemitismo. Non è quindi la definizione dell’IHRA che mi stupisce. Mi stupisce e mi preoccupa che il parlamento europeo scelga questa definizione chiaramente strumentale ed anzi sollevi perplessità sul grosso lavoro fatto da organizzazioni internazionali, riferimento per tanti che si occupano di diritti umani, e segnatamente per il lavoro fatto da Amnesty che ha accertato con prove documentali che Israele applica un regime di Apartheid nei confronti della popolazione palestinese. Mi preoccupa perchè da questo deduco che il parlamento non è imparziale. Sceglie senza se e senza ma Israele. La Special Rapporteur delle Nazioni Unite sui oPt (territori palestinesi occupati) Francesca Albanese ha espresso seria preoccupazione per l’assenza di imparzialità del parlamento europeo (qui ). Non è difficile immaginare che alla base della mancanza di imparzialità ci sia il lavoro della lobby israeliana impegnata non a difendere l’ebraismo ed i suoi insegnamenti di fratellanza ma a difendere Israele e tutte le nefandezze che compie.

In America gli ebrei sono determinanti in ogni elezione presidenziale. I soldi dei cittadini americani vengono utilizzati per fornire armi agli israeliani che così possono continuare ad occupare terre che per il diritto internazionale non sono loro (30 miliardi di dollari in 10 aa solo in spese militari). Ed a parte il diritto internazionale, in tutto il mondo ci sono più di 7 milioni di rifugiati palestinesi cacciati via dalle loro terre non 2000 aa fa ma alcuni decenni fa che ogni giorno ce lo ricordano. Voglio sgombrare il campo da facili critiche. E’ assolutamente vero che esistono soprattutto in America delle frange di popolazione appartenenti all’area dei suprematisti bianchi che inneggiano all’antisemitismo e questo ci deve certamente preoccupare. E’ paradossale però che proprio Israele non se ne preoccupi. Non è un mistero che le più grandi concessioni che Israele ha avuto dall’America le ha avute con l’amministrazione Trump (vedi il riconoscimento di Gerusalemme capitale ecc..). Trump ha tra il suo bacino elettorale proprio i suprematisti bianchi che inneggiano all’antisemitismo. La destra più nera e fascista che ci sia in America. Anche in Italia Salvini e Meloni, in prima linea a “ricordare” , hanno tra il loro bacino elettorale esponenti dichiaratamente antisemiti. L’unica spiegazione che sono riuscito a darmi è che agli israeliani più che gli ebrei interessano gli israeliani e fra destre si intendono molto anche a scapito dell’interesse del popolo ebraico. Sono moltissimi ormai nel mondo gli ebrei che si stanno discostando dal feroce governo di Apartheid israeliano.

Sono quindi gli ebrei quelli che rischiano di più una ghettizzazione e deumanizzazione nel mondo contemporaneo? Come già detto le ideologie di destra, in America ed in Europa inneggiano ancora all’antisemitismo e non bisogna abbassare la guardia. Ma ci sono anche gli ebrei che non sono d’accordo con Israele che sono isolati e ghettizzati in America e nello stesso Israele. Gli ebrei ortodossi che seguono la religione ebraica e che sostengono che nella Torà non c’è nessuno riferimento ad uno stato ebraico, vengono picchiati dai coloni israeliani così come accade ai palestinesi. Le loro manifestazioni in favore dei palestinesi vengono violentemente represse dall’esercito israeliano. Si, questi ebrei vengono trattati così per la loro fede nell’ebraismo e gli israeliani hanno quindi verso questi ebrei un comportamento antisemita. Ma a parte questi ebrei ed i palestinesi sottoposti a trattamenti deumanizzanti a causa dall’Apartheid israeliana, nel mondo ci sono altri gruppi etnici che vengono sempre più ostracizzati. L’ISC (Islamophobic study center) ha redatto nel 2021 un interessante rapporto sull’islamofobia in America ( qui ). L’ISPU (Istitution for Social Policy and Understnding) ha elaborato una esauriente guida dal titolo “Countering and Dismantlig Islamophobia” (contrastare e smantellare l’Islamophobia qui) . Con lo stesso titolo c’è in rete un seminario organizzato dall’ISPU e disponibile su you tube (qui). In questi interessantissimi documenti si fa notare come ci sia una stretta relazione tra Islamofobia, Antisemitismo e Razzismo contro le persone nere.

In tutte le iniziative per ricordare la Shoà, da molti anni a questa parte non si cerca di analizzare atteggiamenti o anche scelte politiche che possono essere in qualche maniera legate all’antisemitismo , ma si celebra in maniera formale e distaccata il ricordo dei morti. In qualche occasione lo si utilizza addirittura per poter far sventolare la bandiera di uno stato che sta disumanizzando un intero popolo. Non è questo che intendo io per ricordo. Ed infatti mi è sembrato totalmente inopportuno e fuori luogo accostare, come ha fatto il presidente Mattarella, la guerra in Ucraina alla Shoà. Così si svilisce il termine di “antisemitismo”. Quella è una aggressione di una nazione su un’altra nazione così come molti paesi Europei ed America hanno fatto e continuano a fare con motivazioni molto discutibili, ma che non c’entra niente con l’antisemitismo.

Dobbiamo ricordare, dobbiamo farlo perché la storia si ripete, ma dobbiamo anche saper riconoscere i nuovi nomi ed i nuovi cognomi!

g.l.

La metafora della pipì (riflessioni sulla stupidità umana).

Nella mia città affianco alla stazione c’è una piazza dove degli sfortunati giovani e meno giovani provenienti prevalentemente dal centro e nord africa stazionano per molte ore della giornata (naturalmente non sono sfortunati sono frutto di un sistema che vuole che lo sviluppo del mondo occidentale e capitalista sia a scapito di molti paesi, prevalentemente africani o del centro e sud america, che vengono da noi depredati). Qui queste persone hanno la possibilità di incontrare varia popolazione, in genere però si tratta di  sbandati locali che vivono di espedienti, per la maggior parte piccolo spaccio. Gli autoctoni sono dei poveracci selezionati dal sistema: disadattamento sociale, prevalentemente per problemi familiari che li hanno portati ai margini della società con scarsa o nulla capacità reattiva per potersi sfrancare  da questa condizione anche per la mancanza di strutture che li possano accogliere e portare ad un loro reinserimento. Molto diversa è la determinazione di chi affronta un viaggio lungo, costoso e pericoloso, quando arrivano da noi. Alla maggior parte di questi giovani, grazie ad una legge stupida che ha represso un sistema di inserimento a costo zero (l’allora progetto SPRAR cancellato da Salvini quando era ministro dell’interno a favore di centri di smistamento con finalità più detentive che integrative), anziché andare ad imparare l’italiano e magari un mestiere,come sarebbe avvenuto con gli SPRAR rimane solo la possibilità di imparare la piccola delinquenza ed anzi in questo riuscire ad eccellere e superare i maestri perché in genere si tratta di giovani come detto fortemente motivati e determinati.  Cioè anziché avere dei lavoratori inseriti in un mondo del lavoro in maniera ufficiale (e non a raccogliere pomodori sfruttati) e che ci consenta di mandare avanti un sistema pensionistico al collasso, formiamo dei potenziali  delinquenti con un costo socio-economico altissimo (processi, sistemi di detenzione, rimpatri ecc…). Anzi, peggio, se qualcuno più illuminato di altri riesce a mettere in piedi un sistema virtuoso come quello di Riace lo si condanna, come la triste vicenda di Mimmo Lucano ci ha insegnato. Possiamo essere più stupidi? Derubricare a stupidità una cosa così grave mi sembra banalizzare il problema. In queste tanto decantate democrazie che si risolvono in una matita ed una scheda vince chi la spara più grossa. Quindi prima bisogna seminare il terrore con l’invasione dei migranti,  il furto dei posti di lavoro ecc.. (che tutti gli studi socio-antropologici hanno ampiamente sconfessato) poi andare all’incasso per garantirsi stipendio e poltrona. No non è stupidità è deliberato calcolo e cinismo che fa star male quegli “sfortunati” e tutti noi con loro e per questo qualcuno dovrebbe pagare. In effetti nel nostro codice penale ci sarebbe un articolo che potrebbe inchiodare questi malfattori, l’art 661 recita infatti: “Chiunque, pubblicamente, cerca con qualsiasi impostura, anche gratuitamente, di abusare della credulità popolare è soggetto, se dal fatto può derivare un turbamento dell’ordine pubblico, alla sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.000 a euro 15.000”. Mi rendo conto della difficoltà di applicarlo: non si salverebbe nessun partito!

Dunque torniamo alla metafora del titolo. Questi giovani che stazionano nella suddetta piazza hanno bisogno di espletare le loro fisiologiche urgenze e per fare questo, non essendoci bagni pubblici nelle vicinanze  si recavano nei bagni della stazione attigua. Qui avevano inoltre la possibilità di guadagnare un po’ di decoro lavandosi e rinfrescandosi. Una sola persona per le pulizie quindi naturalmente bagni sporchi  maleodoranti ecc… Cosa si inventa l’arguto ingegno umano? Bagni a pagamento e sempre solo una persona per le pulizie. Ora è ben difficile che per una pipì quei ragazzi possano spendere un euro. Dove vanno allora? Dall’altra parte della solita piazza c’è l’ antico e monumentale palazzo delle poste circondato da una specie di passaggio pedonale. Andavano in questo passaggio, un poco spostati rispetto alla piazza, scegliendo gli angoli  più nascosti. Il risultato è che ogni volta che passavi in prossimità del palazzo, un po’ discostati dalla piazza, l’odore era veramente asfissiante.

Ed ecco l’altra genialata! Si chiude il passaggio pedonale con delle sbarre impedendo di raggiungere i posti meno esposti. Della pipì, come è noto, ad un certo punto ti devi liberare. Dove vanno allora? Davanti all’inferriata che chiude il passaggio pedonale e quindi molto vicini alla piazza. Ti può capitare di passare a metà mattina con la piazza piena di gente e bambini che giocano e affianco persone che fanno pipì in maniera disinvolta che tanto tutti noi dopo le prime volte in cui siamo costretti a farlo con un po’ di circospezione e timore, acquistiamo coraggio e spavalderia (sono sicuro che capiterebbe anche a me se fossi costretto). Quindi il risultato è che abbiamo una piazza che puzza di piscio con degli esseri umani inavvicinabili per l’odore che emanano. La pulizia della propria persona, come il lavoro, sono indispensabili per la dignità di ognuno.

Tutto questo per non investire (perché sarebbe un investimento con ritorni garantiti) assumendo persone che tengano scrupolosamente e magari anche rigorosamente i bagni puliti, (magari gli stessi giovani di cui parlavamo) cosi da poter passare in una piazza senza sentire odori mefitici e magari intrattenersi a parlare con quei giovani senza applicare stereotipi di inaffidabilità e sospetto solo perché non hanno la possibilità di lavarsi.

Questa metafora della pipì vale per moltissimi aspetti della nostra vita. Cerchiamo le soluzioni più disparate, ed a lungo termine più costose e meno efficaci senza accorgerci che il benessere di chi vive accanto a noi non lo devi perseguire  perché sei generoso e buono ma  perché è anche il nostro benessere!

g.l.

Le capriole di chi vuole fare la pace con la guerra

E’ difficile stimare il numero di morti dall’inizio dell’occupazione Russa in Ukraina. E’ probabile però che la stima sia superiore ai 4000. A questi bisogna aggiungere un numero imprecisato di soldati russi che pare altissimo.  Affianco a questi numeri ci sono le atrocità che si accompagnano ad una guerra da una parte e dall’altra, le vite spezzate dentro, i danni ecologici che questa guerra sta generando a causa di scelte scellerate che molti governi stanno facendo, l’insicurezza alimentare che colpirà sopratutto le popolazioni più vulnerabili della terra. Ecco , questo è quello che tre mesi di guerra hanno generato. Non c’è niente altro.  Non uno spiraglio che le morti e le assurde atrocità che un uomo è capace di fare in tempo di guerra possano cessare. Tutto questo dopo almeno 5 miliardi di dollari in aiuti militari  che Europa (1,5 miliardi) ed USA (3,5 miliardi) hanno mandato. E Biden non troverà difficoltà a far approvare al congresso gli ulteriori 20,5 miliardi promessi. Ora chiedo  ai:“non sono un guerrafondaio ma dobbiamo dare la possibilità agli Ukraini di difendersi….” Sino a dove si vogliono spingere nel dare la possibilità agli Ukraini di difendersi? Fino ad adesso abbiamo conosciuto morte e distruzione nonostante gli aiuti. Mandiamo più armi? mandiamo militari così la guerra finisce prima? Ma non vi accorgete che c’è un unico paese che si sta avvantaggiando della guerra ? Gli USA e la sua lobby delle armi.  

In questo periodo di stallo, e con le morti che continuano, i paladini delle armi hanno qualche dubbio ma non vogliono cedere ed allora o alzano il tiro o fanno delle capriole verbali per non ammettere che l’invio di armi è ed è stata una posizione che non ha aiutato gli Ukraini ed ha reso il mondo geopoliticamente più instabile. Non leggo i giornali ma per avere informazioni delle veline governative, ascolto spesso in questo periodo radio radicale e la sua rubrica “stampa e regime” il cui nome più appropriato sarebbe “stampa di regime” perché è la migliore rassegna stampa governativa che fa da  portavoce a Draghi. I conduttori cercano di scegliere tutti gli articoli che supportano la guerra e sopratutto accompagnano quei pochi articoli che non la supportano con dei commenti che tendono a ridicolizzarli fino ad arrivare a delle risatine per sbeffeggiarli. Bene, a parte il mio autolesionismo, l’ascolto può essere molto interessante. Parlando di capriole forse quella più acrobatica è stata quella di  Marco Taradash che ha detto che la  bella democrazia Ukraina è riuscita ad integrare nell’esercito i fascisti del battaglione Azov! (sentito con le mie orecchie). Poi ci sono quelli che alzano il tiro : si devono inviare sempre più armi ed anzi si doveva intervenire prima ed in maniere più decisa in Crimea. La conduttrice della rassegna stampa di radio radicale Flavia Fratello ha cercato di sfruttare maldestramente la gaffe di Bush quando l’ex presidente ha parlato della  ingiustificata e brutale occupazione dell’Iraq (lapsus chiaramente Froidiano).  La giornalista se l’è presa con  chi è contro l’invio delle armi perché, sosteneva, nel caso dell’Iraq si lamentavano  contro l’occupazione USA dell’Iraq quindi devono essere coerenti ed accettare l’invio delle armi per combattere l’occupazione Russa. Non si capisce bene il sillogismo frutto delle mirabolanti capriole a cui stiamo assistendo in questo periodo. Mi scusi signora Fratello ma io non ho sentito nessuno che fosse contrario all’occupazione Irachena che non fosse anche contrario all’occupazione Russa. Cosa c’entra l’invio delle armi? Nella sciagurata guerra di occupazione USA del 2003 , chi si opponeva all’occupazione non chiedeva l’invio di armi all’IRAQ, chiedeva che gli USA smettessero di occupare un altro paese! La signora Fratello parla da  Radio radicale ed è giornalista di  La7 che sono due testate sioniste che mai fanno menzione dell’occupazione israeliana della Palestina. Ricordo sempre che la popolazione civile Palestinese, che chiede la cessazione dell’occupazione, non chiede invio di armi ma chiede che tutto il modo adotti il boicottaggio (BDS) contro il certificato regime di Apartheid del paese occupante. Ma per USA ed Europa il BDS è fuorilegge e mette in galera chi lo pratica. Cioè il boicottaggio va bene per la Russia (paese occupante) , non va bene per israele (paese occupante da 74 aa).   

E cosa dire delle capriole e dei contorsionismi degli esegeti di Berlusconi. Siamo subito chiari, Berlusconi è sempre stato inascoltabile ma in questi ultimi anni è certamente imbarazzante ascoltarlo senza provare un minimo di compassione. L’altro giorno gli è scappata una verità grazie al fatto che il bimbo Berlusconi è riuscito a vedere il Re Nudo. Ha detto infatti che , con l’invio di armi all’Ukraina siamo in guerra anche noi. “Voce dal sen fuggita poi richiamar non vale”, ed invece gli esegeti si sono esercitati in mille equilibrismi per cercare di ridimensionarne il significato: non voleva dire quello!….. E’ stato un contentino per il suo alleato in vista delle prossime elezioni ecc….  

L’ultimo esempio di capriola è una citazione tratta da “Uomini e profeti” la trasmissione di Rai Radiotre  (qui ). Felice Cimatti intervista Luigi Manconi. Scusate la lunghezza della trascrizione ma è proprio la prolissità che fa capire le capriole a causa della  mancanza di argomenti. La domanda del conduttore era molto semplice: come mai non si riesce mai a parlare di pace quando c’è una guerra in corso? Queste la parole di Cimatti “… il pacifismo è condannato ad una sorta di paradosso, è ammesso quando c’è la pace ma quando c’è la guerra alla fine il pacifismo sembra incredibilmente non avere risorse…”  La risposta di Manconi non è stata altrettanto semplice “…io sono incondizionatamente favorevole alla esistenza, allo sviluppo, alla crescita, alla diffusione di un pacifismo profetico , cioè capace di affermare costantemente il carattere fondamentalmente ottuso oltre che criminale dello strumento bellico, ma che (questo pacifismo) abbia anche l’umiltà di riconoscere la propria impotenza nell’immediato, nella concretezza, nella materialità sanguinosa e feroce del conflitto bellico e che nel momento in cui si proclamano i valori della pace come messaggio da valorizzare come orizzonte da perseguire, si elaborino, con tutta la fatica, l’umiltà, la modestia, ma con concretezza, strumenti materiali per poter respingere di un po’ la guerra per avvicinare di un po’ la pace. Cioè io ritengo che un pacifismo intelligente e razionale debba essere consapevole della propria fallibilità, della propria fatica, della propria impotenza ed allo stesso tempo della necessità di elaborare tutti gli strumenti possibili immaginabili per ridurre il peso intollerabile dell’utilizzo degli strumenti di guerra…… io penso che il pacifismo debba riconosce l’altissimo valore etico, insisto etico, oltre che politico, di quella richiesta di aiuto e debba riconoscere, quel pacifista, l’importanza cruciale, ancora una volta dal punto di vista politico ed etico di prestare soccorso, quindi anche attraverso la fornitura delle armi…”.  Tutti questi bizantinismi per cercare di giustificare l’ingiustificabile: cercare la pace con la guerra.   

Francesca  Mannocchi ha detto che il pacifismo di chi è contrario all’invio di armi è un pacifismo ideologico. A parte che non capisco bene cosa questo significhi, ma io personalmente non sono un pacifista . Sono solo uno che crede fermamente che la guerra , come stanno dimostrando i fatti, non si può vincere con la guerra. In guerra, i fatti, la finzione, l’orrore si mischiano con un catalizzatore esplosivo che è la propaganda e questo è il carburante di cui si serve chi con la guerra fa affari.  E’ del tutto evidente che il paese che ha più beneficio da questa guerra è l’America e non farà un passo perché finisca in tempi brevi. Se una scelta ideologica c’è io credo che sia in quelli che scelgono la guerra. Scelgono di sposare l’ideologia di un paese che con la scusa di esportare democrazia semina morte e distruzione . Un paese poco interessato alle sorti del pianeta e degli uomini che lo abitano e molto interessato ad ottenere profitti anche a costo di sacrificare esseri umani, anche quando questi sono 25 bambini. Sappiamo tutti benissimo (a parte il PD) che  in un conflitto chi soffre di più sono i più deboli, quelli che già soffrono le stridenti ingiustizie che il capitale crea. Spesso il capitale per ottenere i suoi scopi si serve del suo braccio armato che  è la NATO.  

Mi chiedono ma tu che proposte fai? L’Europa potrebbe avere un ruolo davvero importante. Certo non l’Europa di Van Der Leyen o di Draghi con elmetto in testa che rabbrividisco a sentir parlare. Non una parola che cerchi il dialogo, solo parole di guerra, certo non quella Europa. Se l’Europa si sfrancasse dalla subalternità americana potrebbe avere un ruolo decisivo nel promuovere iniziative di pace.  

Voglio finire con una frase che sinteticamente spiega molto bene quello che ho voluto dire in queste righe maldestramente scritte. Frase  che avete recentemente letto sui giornali (non su tutti!) pronunciata dal CEO della Lockheed Martin, fabbrica americana, la più grande industria bellica del mondo : ” Guardiamo al futuro con ottimismo!”. 

g.l.

Il resistente ed il terrorista

Lo so devo stare attento, soprattutto in Italia non si può parlare male dei santi e degli eroi ma io sono avvantaggiato dal fatto che non credo ne agli uni ne agli altri.

La tattica del presidente ucraino è quella di alzare continuamente l’asticella. Zelensky non sembra proprio uno che vuole andare al negoziato per trattare veramente. La sua politica sembra riassunta in quella famosa frase tanto cara a chi da sempre si oppone ai negoziati per sposare la guerra: “ Non puoi trattare con la tigre quando le tua testa è dentro la sua bocca”. Frase molto ad effetto per giustificare un giorno di guerra in più. Quello che paga però è il popolo Ucraino e tutti i morti che questa guerra fa da una parte e dall’altra. Sicuramente inizialmente, in maniera improvvida e con un fiuto politico pari a zero (dettato dall’inesperienza) si aspettava che dopo tutte le gufate di Biden per agevolare la guerra per procura sul territorio Ucraino, la Nato avrebbe risposto con uno schieramento ufficiale ed aspettando questo ha detto no a tutte le proposte che un paese più grande e con un esercito più forte fa ad un paese più piccolo e con un esercito più debole. Ha imbarcato la sua nazione nella continuazione di un conflitto per sposare l’unione alla Nato, all’Europa ai suoi valori “fondanti” come oggi si usa dire . Ma i valori “fondanti” sono una cosa, i valori dell’Europa di oggi  sono un’altra. Sono  quelli di un segretario di partito del governo italiano che spalleggia le forze dell’ordine che massacrano di botte un ragazzo sino alla sua morte. Sono i valori di un vice presidente del consiglio  che il giorno prima del global forum fa una riunione con le forze dell’ordine a Genova  per far capire a tutti che la loro controparte non sono i Black Block ma i movimenti pacifisti con il risultato che abbiamo visto a Bolzanetto ed alla Diaz. Bene Zelensky sei il presidente dell’Ucraina e quindi decidi tu, ma per andare in questa Europa fai sacrificare migliaia e migliaia di vite umane e ne fai soffrire svariati milioni. Rinunci alla famosa neutralità sul modello finlandese (che la Nato sta per oscurare) e lanci campagne mediatiche che fomentano l’odio per il mostro, perché solo così una guerra può andare avanti. All’indomani del racconto minuzioso di stupri, violenze inenarrabili ed uccisioni di massa, i giornali Ucraini subito titolavano: ecco quello che avviene perché l’Europa non ci aiuta. No, non è vero che queste cose avvengono perché l’Europa non aiuta l’Ucraina, queste cose avvengono perché la guerra è orrore , abominio , nelle guerra tutti sono capaci di tutto. D’altra parte tutti i media si sono affannati a fare vedere le mostruosità russe ma non hanno fatto vedere quello che accade a parti invertite. Io ho visto dei filmati da parte Ucraina da stare male solo a ripensarle e che non racconto primo perché in guerra ognuno ti fa vedere quello che vuole da una parte e dall’altra e non voglio cadere in nessun tipo di propaganda, poi perché non voglio controbilanciare mostruosità a mostruosità perché la guerra non è una questione di pesi e bilance delle mostruosità che l’uomo è capace di fare, la guerra  è orrore e basta.  

Dopo l’incontro che il ministro della difesa americano ed il segretario di stato hanno avuto con Zelensky, quello che prima si taceva per pudore ora lo si dice apertamente: gli  Stati Uniti stanno facendo la guerra per procura e riforniranno l’Ucraina di armi e tecnologia militare non per liberarla ma per indebolire la Russia. Una vera e propria dichiarazione di guerra!

Ah…! si ..scusate sto scrivendo da un po’ e non ho ancora fatto il solito pistolotto sul fatto che sono contro Putin ecc…Bene sappiate che non lo farò. Non lo farò semplicemente per il fatto che tutti i più grandi filo Putin di ieri (non uso quella stupida  parola che gli stessi soggetti hanno recentemente coniato) oggi sono schierati a cercare di farci fare la terza guerra mondiale. Tutti i politici italiani trasversali a tutti gli schieramenti hanno flirtato con Putin quando io dicevo che il governo oligarchico capitalista di Putin era un governo che, come tutti i governi capitalistici favoriscono lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo,  che  ammazzava i giornalisti e non c’era la possibilità di esprimersi liberamente, e questo  era lo stesso governo con cui i signori su menzionati facevano le nozze e gli affari (“volano per l’economia italiana”). Non vengano a chiedere a me prese di distanza!

Se c’è una cosa che questa guerra ha fatto prepotentemente vedere è l’ipocrisia del così detto occidente nei confronti di popolazioni considerate non strategiche ai loro interessi.  Dice Mattarella  “Oggi, in questa imprevedibile e drammatica stagione che stiamo attraversando in Europa, il valore della Resistenza all’aggressione, all’odio, alle stragi, alla barbarie contro i civili supera i suoi stessi limiti temporali e geografici.” Ma scusi presidente  Mattarella  come faccio a crederle? Cosa è la barbarie che subisce il popolo palestinese da 74 aa? 2500 morti ammazzati di cui 500 bambini in un mese, 4 ospedali bombardati in un mese in un’area tra le più densamente popolate del pianeta, ingresso sacrilego all’interno della moschea di Al Aqsa durante la preghiera, dell‘esercito terrorista israeliano che spara, lega ad ammassa a terra i fedeli in preghiera. Espropriazione di case, rase al suolo, lasciando famiglie intere donne e bambini all’addiaccio. Bambini arrestati e torturati , oggi l’ultimo Ethal Al-Azza 14 aa (le fotografie si riferiscono alle manifestazioni per questo arresto).

Non crede a quello che scrivo perché pensa che le mie fonti siano solo palestinesi? Legga il report di OCHA oPT a questo link qui . Sa cosa vuol dire OCHA opt ? Significa Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento dei problemi umanitari dei territori palestinesi occupati! Significa che esiste una occupazione verso cui c’è un popolo che lotta e muore! Nel report leggerà che dal 01/01/2008 al 02/04/2022,  6015 palestinesi son morti ammazzati da una parte e 30 israeliani dall’altra (quasi tutti civili quelli palestinesi, quasi tutti militari quelli israeliani). Lei parla della barbarie contro i civili ucraini e stringe la mano a chi perpetra la barbarie ai civili palestinesi.

Non riesco a pensare ad una ipocrisia più spregiudicata! Il popolo Ucraino che si difende è resistente, il popolo Palestinese che si difende è terrorista.

Non basta! Il popolo palestinese ha individuato una strada di resistenza non violenta basata sull’isolamento culturale, commerciale e sportivo del popolo che lo occupa (BDS) e l’occidente risponde con leggi che mettono fuorilegge questa organizzazione la cosidetta legge anti BDS . In Italia questa legge è pronta, la lobby israeliana preme,  e si aspetta solo il momento più favorevole per farla votare al parlamento. In Francia è già approvata e le carceri ospitano già i primi  condannati a causa di questa legge.

Chi sono i resistenti? Chi sono i terroristi? Per noi occidentali sono termini che applichiamo  alla bisogna, dipende dagli interessi del momento.

g.l.

Guerra, Immagini e Propaganda.

Come social utilizzo twitter e lo utilizzo solamente per tenermi informato su cosa succede nella Palestina occupata . Sono un follower di molti account di cittadine e cittadini palestinesi che mi tengono aggiornato praticamente in tempo reale su tutte le nefandezze che devono sopportare dal popolo che li occupa. Alcuni giorni non ce la faccio. Devo confessare che ogni tanto sono costretto a staccare. Troppo pesante ogni giorno assistere a persone che vengono scientemente deumanizzate, avvilite nella loro dignità perché magari ad un check point un marito implora una ragazzetto super corazzato di fare passare l’ambulanza dove dentro c’è la moglie che sta per partorire, o come quando, con la scusa di una perquisizione fanno denudare l’insegnante davanti ai suoi allievi, oppure vedere filmati dove un genitore corre con il suo bambino in braccio con un buco sulla fronte, o la distruzione di un ospedale a Gaza, di una scuola… tutte immagini che nessuna televisione di stato dei paesi occidentali ci fa vedere (in questo link alcune testimonianze). In questi giorni siamo ubriacati da immagini di atrocità inenarrabili, eppure la difficoltà che ho nel guardare quelle immagini non risiede nelle loro atrocità ma nell’uso che ne fa chi quelle immagini le dispensa. Si vede, si sente che non c’è veramente empatia, coinvolgimento. Se ne fa un uso pornografico. Si pensa allo share , si pensa alla propaganda. Abbiamo assistito ad un conduttore televisivo (spero che i giornalisti non lo considerino un loro collega) andare a condurre la sua trasmissione nei luoghi dove l’atrocità la sofferenza, la morte sono già ampiamente documentate. Nelle notifiche che ogni giorno mi arrivano dalla BBC o dal Guardian la prima cosa che ti dicono è quanti corrispondenti ci sono quel giorno della loro testata nei territori di guerra. Abbiamo 9 corrispondenti, oggi ce ne so 12 ecc…

Con il conduttore di cui parlavo si collegano dallo studio in Italia per fare le dirette non stop. “ Grazie” gli dicono, “grazie per il lavoro che fai, ma ti prego stai attento!”. MA GRAZIE CHE COSA!! Grazie di dirci una cosa che spero la maggior parte delle persone sa bene e cioè che la guerra è orrore! Quelle immagini le mandate per colpire non il cuore delle persone ma la pancia. Le mandate per cercare di innescare odio che possa far rispondere all’orrore con l’orrore. E giustificare così l’invio prima di un fucile poi di un carro armato poi di un missile poi di una bomba atomica. Chi la sgancia per primo non importa tanto saremo tutti a soffrirne i suoi effetti. Se davvero vi importassero le persone che finiscono sotto quelle bombe ci avreste fatto vedere le milioni di persone morte sotto i bombardamenti occidentali dal 1945 ad oggi, ci avreste fatto vedere le bombe che colpiscono cerimonie di matrimonio, mercati, quattro ospedali in meno di un mese a Gaza (qui), scuole.

I giornalisti americani delle testate mainstream, sempre avanti di qualche giorno, stanno attaccando Biden per la sua debole reazione perché non ha dato il via alla “no fly zone”. Questa, per quanto analisti super esperti come gli esperti economisti che non hanno previsto la crisi del 2008, ci dicano di no, significa che possono essere abbattuti aerei russi che volano nella “no fly zone” con conseguenze che non hanno bisogno di essere anticipate da nessun esperto basto io. Tra qualche giorno anche i nostri giornalisti diranno che le pistole non bastano più dobbiamo fare di più, molto di più cioè fare l’unica cosa certa che non fa finire la guerra: rispondere alla guerra con la guerra. Diceva Gino Strada che non si può rispondere all’orrore con l’orrore. Fabrizio De Andrè cantava “Sian grandi o sian piccini li distruggerà sian furbi o sian cretini li fulminerà. ”- Ma De Andre’, Strada vanno bene per una commemorazione nei salotti televisivi, per intestare una piazza, ma non vanno bene per essere ascoltati e capiti. Chissà se Fabrizio sapeva di avere come fan Matteo Salvini! ( si lo ha detto davvero!)

Che il momento sia grave me lo ha fatto capire il prof Luigi Manconi. Manconi, generalmente molto pacato, che normalmente sviluppa i concetti che vuole esprimere con ragionamenti chiari e argomentati, si è lasciato prendere dall’odio dei social ed ha gratuitamente fatto un twitt che, seppure non svaccato come i molti che compaiono sui social in questi giorni, non ha alcuno scopo se non quello di offendere etichettando suoi consimili per il solo gusto di cercare lo sberleffo.

Ora perché uno come Manconi arriva a questo? Io credo che sia perché lui ed i tanti come lui che stanno incoraggiando sviluppi quanto mai preoccupanti del conflitto, rispondendo all’orrore con l’orrore, sentono che le loro posizioni non risolveranno le pene degli Ucraini ed aumenteranno le pene dell’umanità; ed allora si scompongono, attaccano verbalmente (spero solo verbalmente). Io non sono no-vax (qui) non ho mai solidarizzato con Putin anche quando questo stesso parlamento italiano 4 aa fa pontificava accordi con lui per entrare nel mercato russo grande volano per l’economia italiana! Io non ho mai accettato il captalismo oligarchico russo che ha drogato i mercati occidentali (vedi il mercato del calcio che ha fatto diventare quello sport inguardabile) ne ho mai accettato il capitalismo oligarchico americano ( le società multinazionali americane sono delle oligarchie con consigli di amministrazione).

Perché questo livore? Ecco quello che mi preoccupa. Mi preouccupa , e mi preoccupa molto il punto di non ritorno a cui mainstream, intellettuali e politici ci stanno facendo arrivare. Il solo argine è il popolo italiano che per adesso sembra ancora contrario a rispondere alla guerra con la guerra. Ma con questo uso propagandistico delle immagini quanto potrà resistere?

Gianni Lixi

La sinistra ucraina critica la guerra occidentale con la Russia: gli Stati Uniti usano l’Ucraina come “carne da macello”

Un attivista per la pace di sinistra cresciuto in Ucraina spiega come il governo degli Stati Uniti abbia creato la crisi, sostenendo due colpi di stato in un decennio, alimentando una devastante guerra civile e sfruttando la sua nazione per una guerra per procura contro la Russia.

(qui)

Sono un ucraino-americano. Sono cresciuto e ho trascorso più della metà della mia vita in Ucraina, anche se ora vivo negli Stati Uniti. Volevo spiegare i miei pensieri sulla crisi in corso con la Russia, perché i principali media legati alle grandi testate giornalistiche non fanno passare queste notizie.

È sicuramente un periodo stressante, per ovvi motivi. Fortunatamente, la mia famiglia e i miei amici nel paese sono vivi e stanno abbastanza bene date le circostanze. Sfortunatamente, negli ultimi dieci anni questa non è la prima volta che ho dovuto controllare i miei cari lì, e praticamente per gli stessi motivi. Questo è ciò di cui volevo parlare.

Vedete, il governo degli Stati Uniti si è intromesso in Ucraina per decenni. E il popolo ucraino ha sofferto per questo. Il sostegno schiacciante che i governi occidentali e i media hanno riversato all’Ucraina da quando la Russia ha invaso il 24 febbraio non è in realtà motivato dalla preoccupazione per il popolo ucraino. Ci stanno usando per promuovere i loro interessi politici ed economici. Lo sappiamo perché Washington ha rovesciato il nostro governo due volte in un decennio, ha imposto politiche economiche neoliberiste che hanno reso il nostro Paese il più povero d’Europa e ha alimentato una devastante guerra civile che negli ultimi otto anni è costata la vita a 14.000 ucraini ed ha causato molti più feriti e sfollati.

I seguenti fatti non vengono menzionati dai media, poiché sono contrari agli obiettivi di politica estera del governo degli Stati Uniti. Quindi, a meno che non siate attivamente impegnati nel movimento contro la guerra, le informazioni qui sotto sono per voi probabilmente nuove . Ecco perché ho voluto scrivere questo articolo.

Il governo degli Stati Uniti ha sostenuto due colpi di stato in Ucraina in un decennio e ha alimentato una guerra civile che ha ucciso 14.000 ucraini . Il primo colpo di stato morbido sostenuto dagli Stati Uniti in Ucraina si è verificato nel 2004, quando il candidato presidenziale sostenuto dall’Occidente Viktor Yushchenko ha perso le elezioni. Il vincitore del voto del novembre 2004, Viktor Yanukovich, è stato descritto come filo-russo, quindi i governi occidentali si sono rifiutati di riconoscere la sua vittoria e l’ hanno etichettata come frode elettorale. Le forze sostenute dall’Occidente in Ucraina si sono quindi mobilitate e hanno portato a termine una rivoluzione colorata pilotata, chiamata “Rivoluzione arancione”. Hanno imposto un altro ballottaggio a dicembre in cui il loro candidato Yushchenko è stato dichiarato presidente.

In un rapporto inaspettatamete onesto del 2004 intitolato “Campagna statunitense dietro i disordini a Kiev”, il quotidiano britannico The Guardian ha ammesso che la “rivoluzione arancione” era “una creazione americana, un esercizio sofisticato e brillantemente concepito col marchio occidentale e con strategie di marketing di massa”, finanziato con almeno 14 milioni di dollari.

“Finanziata e organizzata dal governo degli Stati Uniti, schierando società di consulenza, sondaggisti, diplomatici statunitensi, i due grandi partiti americani e organizzazioni non governative statunitensi, la campagna ha tentato di rovesciare i governi di quattro paesi in quattro anni”, proclamava The Guardian, riferendosi a Serbia, Georgia, Bielorussia e Ucraina.

Proprio come negli Stati Uniti, i presidenti ucraini sono nominati e governano nell’interesse di ricchi oligarchi, nessun presidente ucraino ha terminato il suo mandato con una percentuale di popolarità alta. Yushchenko, sostenuto dagli Stati Uniti, ha stabilito un record negativo in quanto a popolarità.

Nelle successie elezioni presidenziali, nel 2010, Yushchenko ha ottenuto solo il 5% dei voti, e questo fa capire quanto fosse popolare. Durante il suo primo mandato Yushchenko ha attuato un programma di austerità, ridotto la spesa sociale, salvato grandi banche, deregolamentato l’agricoltura, sostenuto l’adesione alla NATO e represso i diritti delle minoranze linguistiche come i russi.

Il secondo colpo di stato sostenuto dagli USA in Ucraina è stato lanciato alla fine del 2013 e ha consolidato il potere nel 2014, appena un decennio dopo il primo. Viktor Yanukovich, spesso chiamato filo-russo dai media occidentali in realtà era semplicemente neutrale, ha vinto le elezioni presidenziali del 2010 in maniera regolare e onesta. Ma nel 2013 Yanukovich ha rifiutato di firmare un accordo di associazione all’Unione Europea che sarebbe stato un passo verso l’integrazione dell’Ucraina con l’UE. Per far parte di questo programma, Bruxelles aveva chiesto a Kiev di imporre un adeguamento strutturale neoliberista, svendendo i beni del governo e dando al Fondo Monetario Internazionale (FMI) guidato da Washington un controllo ancora maggiore sulla spesa statale ucraina.

Yanukovich ha rifiutato questo per un’offerta più favorevole dalla Russia. Quindi, ancora una volta, le organizzazioni sostenute dall’Occidente hanno portato i loro sostenitori in piazza Maidan a Kiev per rovesciare il governo. Come è avvenuto durante la “rivoluzione arancione” nel 2004, gli Stati Uniti hanno inviato politici per incontrare i leader delle manifestazioni, successivamente diventati leader del colpo di stato, alla fine del 2013 e all’inizio del 2014. I senatori statunitensi John McCain, Chris Murphy e altri hanno parlato davanti a una grande folla a Maidan.

Ad un certo punto il controllo del palcoscenico e la guida delle proteste è passato alle forze di estrema destra. I leader di organizzazioni come Svoboda (un partito neonazista) e Right Sector (una coalizione di organizzazioni fasciste) hanno parlato con i manifestanti, a volte avendo a fianco i loro sostenitori americani come McCain.

Successivamente le loro organizzazioni sono quelle che hanno guidato gli attacchi contro la polizia ucraina nel violento colpo di stato del febbraio 2014 e sono state le prime a prendere d’assalto gli edifici governativi. Con il successo delle organizzazioni e dei fascisti sostenuti dagli Stati Uniti, il presidente Yanukovich è fuggito dal paese in Russia. I funzionari del governo degli Stati Uniti si sono incontrati con i leader del colpo di stato e hanno nominato un neoliberista di destra, Arseniy Yatsenyuk, alla guida del nuovo regime- Questo perché hanno ritenuto che se appoggiavano un un fascista avrebbero avuto difficoltà a legittimare questa scelta.

Una registrazione trapelata di una telefonata tra Victoria Nuland, l’assistente segretario di stato per gli affari europei ed eurasiatici, e l’ambasciatore degli Stati Uniti a Kiev, Geoffrey Pyatt, testimonia che Washington ha scelto chi sarebbero stati i leader del nuovo regime ottenuto con il colpo di stato.

Nuland, nella telefonata si riferiva affettuosamente a Yatsenyuk come “Yats”, dicendo: “Yats è l’uomo giusto”.

lo potete ascoltare qui

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Le prime azioni del governo golpista post-2014 sono state la messa al bando dei partiti di sinistra nel paese e la riduzione ulteriore dei diritti delle minoranze linguistiche. Poi i fascisti ucraini hanno attaccato le manifestazioni anti-golpe nelle strade di tutto il paese. Mentre le proteste contro il colpo di stato venivano violentemente represse dall’estrema destra, due aree nell’est del paese, Donetsk e Luhansk, si sollevarono e dichiararono l’indipendenza dall’Ucraina. Anche il popolo della Crimea ha votato per lasciare l’Ucraina e unirsi alla Russia. La Crimea ha una base militare russa e sotto la loro protezione hanno potuto votare in sicurezza.

Le persone a Donetsk e Luhansk sono state meno fortunate. Il governo golpista ha inviato i militari a reprimere le loro insurrezioni. All’inizio molti soldati ucraini si rifiutarono di sparare ai propri connazionali, in questa guerra civile iniziata dal loro governo appoggiato dagli Stati Uniti. Vedendo l’esitazione dell’esercito ucraino, i gruppi di estrema destra (e gli oligarchi che li sostenevano) formarono i cosiddetti “battaglioni di difesa territoriale”, con i noti di Azov, Aidar, Dnipro, Tornado, ecc.

Proprio come in America Latina, dove gli squadroni della morte sostenuti dagli Stati Uniti uccidono politici di sinistra, socialisti e sindacalisti, questi battaglioni fascisti ucraini guidarono l’offensiva contro le milizie di Donetsk e Luhansk, uccidendo gli ucraini di lingua russa.

Nel maggio 2014, neonazisti e altre forze di estrema destra hanno aggredito una manifestazione anti-golpe nella grande città di Odessa. 48 persone sono state bruciate vive in un edificio sindacale. Questo massacro ha scaldato ancor di più gli animi di una nascente guerra civile. Il governo ucraino ha promesso di indagare sull’accaduto, ma non l’ha mai fatto.

Qui


Dopo il colpo di stato del 2014, l’Ucraina ha tenuto un’elezione senza alcun serio candidato dell’opposizione ed ha vinto il miliardario sostenuto dall’Occidente Petro Poroshenko.

Poroshenko era considerato il più “moderato” della coalizione golpista di destra. Ma ciò non significava molto, considerando che molti partiti di opposizione sono stati banditi o aggrediti dall’estrema destra quando hanno cercato di organizzarsi. Inoltre, le aree che avrebbero dato un sostegno più forte alle forze che volevano la pace con la Russia, come la Crimea e il Donbas, si erano separate dall’Ucraina. Il nuovo presidente aveva l’impossibile compito di cercare di apparire sufficientemente patriottico per l’estrema destra e allo stesso tempo sufficientemente “rispettabile” perché l’Occidente continuasse a sostenerlo pubblicamente. Per placare l’estrema destra, Poroshenko ha assegnato premi ai veterani della seconda guerra mondiale “da entrambe le parti”, compresi quelli che hanno combattuto nelle milizie allineate alla Germania nazista come l’Organizzazione fascista dei nazionalisti ucraini e l’esercito insorto ucraino.

Il governo ucraino ha ufficialmente onorato i leader di queste organizzazioni, Stepan Bandera e Roman Shukevych, che hanno organizzato massacri di molte migliaia di polacchi, ebrei, russi e altre minoranze durante la seconda guerra mondiale e che hanno partecipato volontariamente all’Olocausto. La festa dei difensori dell’Ucraina, o Giornata delle forze armate ucraine, è stata modificata in 14 ottobre, in modo che corrispondesse alla data di fondazione dell’esercito ribelle ucraino sostenuto dai nazisti.

Questo è il motivo per cui a volte vedi distintivi rosso e nero sui soldati ucraini. Questo simbolo mostra il sostegno alle forze fasciste ucraine durante la seconda guerra mondiale.

( faccio un inciso per precisare un punto importante: l’Ucraina era precedentemente parte dell’Unione Sovietica e la maggior parte della popolazione ucraina durante la seconda guerra mondiale sostenne l’Armata Rossa e resistette attivamente all’occupazione nazista del loro paese. I collaborazionisti fascisti ucraini e i partiti non avevano l’ ampio sostegno che aveva la resistenza antifascista, e furono per lo più attivi durante il periodo dell’occupazione nazista.).

Gran parte della guerra civile scoppiata in Ucraina dopo il colpo di stato del 2014 è stata condotta sotto Poroshenko. Dal 2014 al 2019, in cinque anni di guerra civile nel Donbas, la regione geografica che comprende le repubbliche di Luhansk e Donetsk, più di 13.000 persone sono state uccise e almeno 28.000 sono rimaste ferite, secondo le statistiche ufficiali del governo ucraino. Questo è stato anni prima che la Russia invadesse. L’esercito ucraino e i suoi alleati paramilitari di estrema destra sono i responsabili della stragrande maggioranza delle vittime civili, con le Nazioni Unite che hanno riferito nel gennaio 2022 che, tra il 2018 e il 2021, l’81,4% di tutte le vittime civili causate dalle ostilità si sono verificate a Donetsk e Luhansk . I morti di cui si parla sono ucraini di lingua russa che vengono uccisi dal loro stesso governo. Non dai servizi segreti russi

I ricercatori della RAND Corporation, un istituto di ricerca americano finnanziata dal governo, hanno riconosciuto in un rapporto del gennaio 2022 sulla rivista Foreign Policy che, “anche secondo le stesse stime di Kiev, la stragrande maggioranza delle forze ribelli è composta da gente del posto, non sono soldati dell’esercito regolare russo”. Nel frattempo, milioni di ucraini sono fuggiti dal paese a causa del conflitto, soprattutto dalle regioni orientali che hanno visto la maggior parte dei combattimenti.

Gli Stati Uniti hanno fortemente sostenuto Poroshenko e il governo ucraino mentre stava conducendo questa guerra brutale che ha ucciso migliaia di persone, decine di migliaia di feriti e milioni di sfollati. Questo è il motivo per cui dico che il governo degli Stati Uniti in realtà non si preoccupa dell’Ucraina. Nel 2019, il popolo ucraino ha mostrato chiaramente di essere contrario a questa guerra votando in modo schiacciante contro Poroshenko alle urne. L’attuale presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ottenuto il 73% dei voti, rispetto a solo il 24% di Poroshenko.

Zelensky ha condotto la sua campagna elettorale con una piattaforma di pace. Si è anche rivolto alle parti orientali del paese di lingua russa in russo. Molto rapidamente dopo essere entrato in carica, tuttavia, Zelensky ha cambiato tono. Proprio come il presunto “moderato” Poroshenko, a Zelensky è stato detto che stava rischiando di perdere il sostegno occidentale e la lealtà dell’estrema destra, e gli sarebbero arrivate minacce di morte.

Quindi Zelensky ha voltato le spalle alla sua retorica pacifista ed ha continuato a sostenere la guerra civile.

I neonazisti hanno un’influenza significativa nei servizi di sicurezza dello stato ucraini

Qui è importante affrontare un altro punto importante: il governo ucraino non è diretto direttamente dai fascisti, ma in Ucraina le forze fasciste hanno un’influenza significativa nello stato. Dopo il colpo di stato del 2014 sostenuto dagli Stati Uniti, i neonazisti sono stati assorbiti dall’apparato militare, di polizia e di sicurezza dell’Ucraina. Quindi, mentre la rappresentanza parlamentare dei partiti fascisti non è ampia (spesso ottengono solo pochi punti percentuali di voto alle elezioni), questi estremisti continuano a essere sostenuti dai soldi dei contribuenti attraverso istituzioni statali non elette. Inoltre, questi neonazisti presidiano le strade per terrorizzare gli oppositori politici. Possono mobilitare rapidamente dozzine o centinaia di persone in un attimo per attaccare gli avversari.

Questi fascisti sono combattenti altamente motivati ​​leali all’esercito ucraino. Rappresentano una potente fazione dello spettro politico ucraino e una delle forze nella società ucraina che spinge per un’escalation della guerra con le regioni separatiste e la Russia.

A volte vedo persone che cercano di negare questo fatto dicendo: “Come può l’Ucraina avere tutti questi nazisti se il loro presidente è ebreo?” Ecco la risposta: i nazisti non sono direttamente candidati da Zelensky. Questi fascisti hanno una grande influenza nell’apparato di sicurezza dello stato. Si sono sistematicamente infiltrati nell’esercito e nella polizia. E godono persino del supporto e dell’addestramento dei governi occidentali e della NATO (qui) .

La posizione dei fascisti si è notevolmente rafforzata in Ucraina negli otto anni della guerra civile, dal 2014 al 2022. Per queste ragioni i presidenti ucraini (ebrei e non) devono prendere in considerazione la posizione dell’estrema destra. (Per non parlare della possibilità che le bande di estrema destra possano minacciare di uccidere il presidente o altri politici se si mettono contrto). Inoltre, tutte le forze che normalmente si potevano opporre al fascismo o alla guerra civile non esistono più come organizzazioni da otto anni in Ucraina: in seguito al colpo di stato del 2014, molti partiti di sinistra e suoi militanti sono stati banditi dal governo ucraino e vengono aggrediti per le strade dai fascisti. Qualsiasi presidente ucraino, soprattutto dopo il colpo di stato, è fortemente dipendente anche dal sostegno del governo degli Stati Uniti. Quindi Zelensky in quella situazione era diventato un ostaggio.

Quando Washington dice a Zelensky che deve continuare la guerra civile in Ucraina contro le sue stesse promesse elettorali, sostenere l’adesione alla NATO, ignorare l’accordo di Minsk II del 2015 o persino chiedere armi nucleari, fa tutto ciò che gli viene detto. Come qualsiasi altro regime fantoccio degli Stati Uniti, l’Ucraina non ha una reale indipendenza. Kiev è stata attivamente spinta a confrontarsi con la Russia da ogni amministrazione statunitense, contro la volontà della maggioranza del popolo ucraino.

Il fatto che la maggior parte degli ucraini volesse la pace con la Russia si è manifestato nelle elezioni dove Zelensky , candidato della pace, ha vinto con uno schiacciante 73% . E il fatto che Zelensky abbia voltato, le spalle a quella promessa mostra quanto poco potere politico abbia effettivamente.

Le sanzioni occidentali danneggeranno solo i russi della classe operaia (e anche la classe media degli Stati Uniti)

Ora per tornare al momento presente e cosa fare ora. Io non sostengo l’invasione della Russia. Ma vivendo negli Stati Uniti l’unica cosa che posso fare è cercare di informare l’opinione pubblica americana. Questo è estremamente importante, perché Washington è una delle cause profonde di ciò che sta accadendo in Ucraina ora.

Negli ultimi otto anni mi sono espresso contro il colpo di stato e la guerra civile in Ucraina che gli Stati Uniti hanno sostenuto, promosso e finanziato. Non ho mai pensato che una guerra con la Russia fosse possibile, e come me molti ucraini sono contrario all’adesione dell’Ucraina alla NATO e all’escalation delle tensioni con le repubbliche separatiste e Mosca. Qualsiasi ulteriore escalation da parte degli Stati Uniti in questo momento può solo portare a una guerra più ampia. Sento persino alcuni politici statunitensi proporre con leggerezza l’idea di una “no-fly zone”, il che significa che stanno chiedendo alla NATO di abbattere gli aerei russi. Questo è il modo più veloce per arrivare alla terza guerra mondiale.

Il sostegno all’Ucraina che ora riempie i media occidentali non è dovuto a una vera solidarietà con il popolo ucraino. Se così fosse, gli Stati Uniti non avrebbero rovesciato il nostro governo due volte in un decennio; non avrebbe sostenuto le politiche che ci hanno reso il paese più povero d’Europa; non avrebbe alimentato una brutale guerra civile negli ultimi otto anni. Il motivo per cui i media e i politici statunitensi stanno tutti appoggiando l’Ucraina ora è perché vogliono usare l’esercito e la popolazione civile ucraina come carne da macello in una guerra per procura contro un loro avversario politico.

Washington è disposta a combattere fino all’ultimo ucraino per indebolire la Russia.

Per questo motivo, sono assolutamente contrario alle sanzioni statunitensi in generale e a questo ciclo di sanzioni statunitensi contro la Russia in particolare. Le dure sanzioni occidentali imposte alla Russia prendono di mira la popolazione civile. Le sanzioni non influiscono sulle élite dominanti e quello che fanno le sanzioni statunitensi che è punire collettivamente la classe operaia di un paese che ha un governo che a Washington non piace. Svalutare la valuta russa, il rublo, è di fatto una forma di riduzione dei salari dei lavoratori, di taglio delle pensioni i e di impedire alle persone normali di poter accedere a cibo o medicine.

Questo per non parlare del costo che queste sanzioni stanno avendo ora anche per le persone negli stessi Stati Uniti, con prezzi del gas fino a $ 6 al gallone e persino $ 7 in alcune parti della California. I prezzi del petrolio alle stelle causati da questa crisi porteranno a una maggiore inflazione. Ufficialmente l’inflazione negli Stati Uniti è del 7,5%, ma il numero reale è probabilmente di due cifre. Tutto ciò rende la vita più difficile per i lavoratori medi, in Ucraina, Russia, Stati Uniti e in tutto il mondo.

Il Russiagate e la xenofobia anti-russa hanno aggravato ulteriormente la crisi

Un altro fattore della crisi ucraina è l’ondata dilagante della russofobia.

Da quando Hillary Clinton ha perso le elezioni presidenziali del 2016, i Democratici hanno accusato gli hacker russi di essere stati dietro la vittoria di Donald Trump senza alcuna prova concreta. Tutte le presunte prove che hanno presentato si sono dimostrate fasulle quando sono state indagate. Molti politici statunitensi hanno demonizzato la Russia solo per cercare un capro espiatorio per la sconfitta del loro candidato.

L’invasione dell’Ucraina a febbraio ha aumentato la xenofobia che è manifestata apertamente. Ho anche visto alcune persone chiedere di uccidere tutti i russi, boicottare tutte le imprese russe, revocare i visti per studenti ai russi, ecc. Anche nei media più “rispettabili”, vedi giornalisti che parlano dei russi come se non fossero umani. Sotto Donald Trump, molte di queste stesse persone hanno demonizzato la Cina e poi si sono sorprese quando c’è stata un’ondata di odio che ha portato a crimini contro gli asiatici orientali.

Durante l’invasione americana dell’Iraq, la stampa ha demonizzato arabi e musulmani, portando a crimini d’odio contro le loro comunità. Il mio punto è che demonizzare le nazionalità non è mai accettabile e sono molti quelli che nascondono la propria xenofobia dietro le dichiarazioni di “solidarietà” con il mio paese.

In conclusione, volevo dire che, se vivi negli Stati Uniti, l’unico governo che puoi effettivamente influenzare attraverso manifestazioni e altre forme di informazione dell’opinione pubblica è quello ucraino.

Penso assolutamente che sia un crimine in questo momento sostenere gli Stati Uniti nella guerra, nelle le sanzioni o nell’ulteriore escalation delle tensioni in Ucraina. Il governo degli Stati Uniti alimenta questo conflitto da decenni. Washington ha finanziato colpi di stato e alimentato una guerra civile in Ucraina.

A beneficiare di quello che sta accadendo in Ucraina sono solo gli Stati Uniti

Ai governanti americani non gli è mai importato nulla delle persone, l’unico motivo per cui dice che si preoccupa delle persone all’estero è per giustificare ulteriori spese militari e portare avanti i suoi obiettivi di politica estera, che non vanno bene a nessuno tranne che ad una manciata di ricchi oligarchi americani.

Yuliy Dubovyk (Trad. G.Lixi)

Vorrei aggiungere una mia piccola postilla a questo articolo di DubovyK

Questi di seguito sono i tre obiettivi principali raggiunti dalla lobby delle armi USA con la complicità della NATO e di giornalisti prezzolati o utili idioti:

  • fare credere che le tonnellate di bombe sganciate sopra le teste di donne uomini, bambini in tutto il modo dal 1945 ad oggi non sono cadute sulle nostre teste perché noi siamo i buoni e loro i cattivi
  • essere riusciti a creare aree di instabilità politica in tutto il mondo perchè questo è l’unico vero mezzo per mantenere prospero il mercato delle armi
  • essere riusciti a far arrivare al 2% del PIL le spese militari (104 milioni di euro al giorno!)

L’uomo ha inventato la bomba atomica, ma nessun topo al mondo costruirebbe una trappola per topi.”

Albert Einstein

Pace. La vogliono in troppi.

Ho ricevuto diverse critiche per aver pubblicato nel mio blog il pezzo di Samed Ismail (qui) che aveva un titolo molto forte e provocatorio “Sono contro la pace”. Critiche fatte, in almeno due casi  da persone al quale sono molto affezionato e che stimo molto.  L’ho letto e riletto prima di pubblicarlo e l’ho letto e riletto dopo aver ricevuto le critiche. Sono ancora convinto della scelta fatta e sottoscrivo ogni singolo pensiero e vorrei cogliere l’occasione per approfondire alcuni punti.

Pace per me è una parola sacra e va usata quando porta con se contenuti, usarla indiscriminatamente significa sia svuotarla del suo sacro significato sia renderla accessibile a tutti anche a coloro che sapendolo o non sapendolo fanno scelte di guerra. C’è un detto tra coloro che frequentano i movimenti pacifisti che è “Non c’è pace senza giustizia”. Questa frase è attribuita a Giovanni Paolo II, papa a  me non molto simpatico ma la frase spiega molto dei concetti che sono presenti nello scritto di Ismail.

Veniamo al particolare, per cercare di dare quello che io credo sia il giusto significato della parola pace.

La Russia invade l’Ucraina , la invade militarmente, cioè con un sistema che a noi occidentali lontani dalle guerre che dal 1945 ad oggi si sono combattute, sembra impossibile nel 2022. Noi apparteniamo a quegli  agiati cittadini (borghesi) che sono riusciti a tenersi lontano dai milioni di morti e di orrore che dalla fine della II guerra mondiale, questo pianeta ha sofferto. Ecco perché in tutte le interviste alle persone comuni, in tutte le analisi giornalistiche dei media occidentali c’è sbalordimento, incredulità, stupore. Le stesse sensazioni non le trovate nei cittadini che popolano le  regioni del pianeta dove dal 1945 ad oggi si è combattuto e si sta combattendo a causa di guerre perpetrate dall’America e dai suoi alleati: Corea, Vietnam, Palestina, Iraq, Afganistan, Libia, Siria, Yemen, Somalia,Libano… Queste guerre hanno provocato milioni di morti, atroci sofferenze e disperazione e soprattutto hanno lasciato una instabilità politica che continua a provocare morte e disperazione. Per fare tutto questo c’è bisogno di una industria bellica forte e rigogliosa  infatti  questo spiega perché l’America  è il paese che investe più in armi. Ha una economia che dipende per una grande fetta dall’energia e per un’altra grande fetta dalla produzione e dal commercio delle armi. In Palestina non si sporca le mani direttamente, da i soldi dei suoi cittadini ad israele  (più di 30 miliardi di dollari in armi per 10 aa) in compenso ha nel mediterraneo una portaerei grande come la Palestina occupata.  In questi giorni in cui in televisione ai virologi, senza darci un attimo di tregua,  si sono sostituiti i grandi esperti di geopolitica, è tutto un dare addosso al mostro (Putin) e chi cerca di contestualizzare le vicende è per l’aggressione Russa in Ucraina e contro il popolo Ucraino. Sia chiaro Putin come accade soprattutto in questi anni nei paesi occidentali, imbavaglia la stampe e reprime il dissenso, ma cosa c’entra questo  col cercare di capire? Sono stato testimone diretto di come, in una trasmissione del TG3 tenuta da Mario Franco Cao, per due volte questo abbia tolto la parola a Moni Ovadia che neanche lontanamente stava sostenendo  l’attacco russo ma stava solo cercando di inquadrare il problema da un punto di vista geopolitico così come dovrebbe fare chiunque si aprocci a parlare dell’argomento. Purtroppo non si è potuto sapere il pensiero di Moni Ovadia perché è stato interrotto prima. Qualche giorno fa Marc Innaro, corrispondente RAI da Mosca ha solo detto una straconosciuta realtà e cioè che è stata la NATO in questi anni che ha accresciuto le sue basi in Europa, e per questo c’è qualcuno (il PD) che lo vuole far licenziare. Peraltro qualche giorno prima documentando giornalisticamente quello che stava accadendo nei giorni precedenti alla sciagurata invasione, diceva che dall’Ucraina c’erano già 40000 profughi, ed ha poi precisato, con grande imbarazzo del giornalista in studio  che i profughi non erano Ucraini ma Russi che scappavano dall’Ucraina . In quei giorni infatti gli sciagurati messaggi di Biden che gufavano l’intervento militare Russo stavano galvanizzando la componente Ucraina nel Donbass perché convinti che la loro prossima adesione alla NATO li avrebbe protetti dall’attacco Russo. Non oso immaginare cosa farebbe l’America se la Russia o la Cina mettessero in Messico delle postazioni militari puntate contro di loro.  Siamo al delirio filoamericano. In un crescendo che mi fa tremare i polsi, arrivano le armi all’Ucrania, l’adesione di questa all’Europa, il parlamento europeo che all’unanimità in standing ovation applaude  l’ingresso del nuovo stato senza un minimo di capacità critica verso l’alleato Americano . Ora lasciando perdere le polemiche legate alle parole di Zelensky contro i palestinesi ed a favore dell’Apartheid fascista israeliana (che per me sono comunque rivelatrici di un certo  modo di pensare), perché un leader politico che ha diverse opzioni per risolvere un tema così delicato e difficile sceglie proprio quella che più mette a rischio l’incolumità del suo popolo? Mi riferisco al fatto che da qualche mese si parlava della adesione ad un patto di neutralità e molti osservatori davano per certa la formazione di uno stato neutrale come è avvenuto per la Finlandia  al dissolvimento dell’Unione Sovietica. Perché volere aderire a tutti i costi alla NATO,  un patto anacronistico che sta solo servendo a trascinare i paesi che vi aderiscono a guerre foriere di tragedie per tutta l’umanità? E’ superfluo ricordare la guerra in Afganistan fatta col pretesto di andare ad ammazzare un terrorista cittadino non Afgano ma dell’Arabia Saudita paese che finanzia i terroristi amico degli USA , o la guerra fatta perché Colin Powel (generale americano) ha agitato in aria una boccetta di acqua. C’entra forse il lavoro che l’intelligence americana fa in Ucraina? Naturalmente trattandosi di intelligence non ho e non potrò mai avere dati ( a meno che non liberino Julian Assange!) ma, diceva un perfido politico italiano, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca!

E’ spaventoso, non ho parole per descrivere la superficialità dei politici ma anche dei loro consulenti cosidetti “esperti”. E tutto questo in nome della pace. La pace che non fa cessare le fabbriche costruttrici di morte. Io sono contro questa pace. Quei palazzi costruiti col sudore dell’uomo a Kiev, bucati di morte da un altro uomo seduto su una postazione militare in Russia o in un carrarmato in Ucraina, sono l’emblema della ipocrisia della guerra. La colpa non è certo di quel ragazzino che ha premuto il pulsante di quel razzo, ragazzino magari fatto di coca o eccitanti, come la guerra in Vietnam ci ha insegnato, ma di chi costruisce quelle armi. E l’ipocrisia sta nel fatto che chi le costruisce non si sente colpevole, chi lucra sulle morti violente che le armi generano lo fa senza il minimo scrupolo ed anzi l’economia del paese in cui opera lo ringrazia.   La pace che non mette in discussione l’industria delle armi non è pace è solo un mezzo di cui quell’industria si serve per continuare a produrle. La discriminante  tra chi parla di una pace fasulla e pericolosa per le sorti del mondo e chi parla di una pace concreta  deve essere questa: bandire l’industria delle armi. Se non si passa da qui i costruttori ed i trafficanti di morte ringraziano. Ecco perche son contro la pace, sono contro questa vuota parola che tanto più è usata senza la discriminate di cui parlavo sopra tanto più è foriera di morte. Si lo so è facile prendermi per naive senza aderenza con la realtà e soprattutto che non capisce  quella parola che giustifica tutte le più grandi nefandezze che accadono in questo pianeta: la real politik.

No, non sono naive sono conscio che si arrivati ad un punto di non ritorno e che tutto è affidato alle  poche  cittadine e cittadini di questo pianeta che si stanno muovendo dal basso per fare capire ai loro concittadini che sono e saranno i movimenti che si oppongono alla industria bellica ed alle basi militari che daranno un vero significato alla parola pace. Alla manifestazione contro le basi NATO in Sardegna si è arrivati ad essere al massimo un migliaio di persone, lo stesso accade alla RVM sempre in Sardegna per la chiusura della fabbrica di bombe che ammazzano bambini,donne e civili in Yemen con i soldi dell’Arabia Saudita e dell’America. Sarebbero dovute essere centinaia di migliaia. Sarebbero dovute essere tutte quelle che ora si mettono in bocca la parola pace. Ma non c’erano. Poche decine di persone davanti al tribunale di Cagliari dove sono stati messi sotto processo cittadine e cittadini   che hanno manifestato al poligono di Capo Frasca in Sardegna. Solo quelle persone e le persone che non potendo andare danno voce a quelle manifestazioni hanno il diritto di usare la parola pace, tutte le altre se la usano stiano attenti perché bene che vada è fuffa male che vada la utilizzano i professionisti di morte per continuare ad ammazzarci gli uni con gli altri.

Gianni Lixi.

PS: in questo link ( qui ) Jeremy Corbin amplia con molta lucidità e competenza alcune cose di cui ho parlato nell’articolo  (scusate non è tradotto).